Il dado è tratto. La discussione sull’Ilva di Taranto è entrata veramente nel cuore della gente. Le diossine, purtroppo, nei nostri polmoni. Con il disegno di Legge Regionale n°48 dell’11 Novembre 2008 recante “Norma a tutela della salute e dell’ambiente. Limiti alle emissioni di policlorodibenzodiossina, policlorodibenzofurani ed altre sostanze” siamo entrati nella fase cruciale.
Ora è il caso di tenere in seria considerazione gli avvisi di possibile incostituzionalità del disegno di Legge Regionale.
Le osservazioni svolte sulla stampa jonica dall’avvocato Nicola Russo, coordinatore del comitato referendario “Taranto Futura” esprimono con perizia giuridica il fatto che la competenza in tema di ambiente non è in capo alla Regione. Questo almeno secondo una recente sentenza della Corte Costituzionale, la n°104 del 18 Aprile 2008 la quale afferma che “le Regioni non possono reclamare un loro coinvolgimento nell’esercizio della potestà legislativa dello Stato in materia di tutela ambientale, trattandosi di competenza esclusiva”.
Ma abbiamo già nel titolo del Disegno di Legge la soluzione del problema. Stiamo parlando di un problema di salute pubblica. Se la Regione Puglia si è spinta a legiferare su questa materia è stato solo per gli effetti sulla salute dei cittadini, non già per comprimere il diritto di Riva o di qualsiasi altro a fare impresa. In questo senso si esprime la sentenza n°259 del 2004 sempre della Corte Costituzionale la quale espressamente dice “nel settore della tutela ambientale la competenza esclusiva dello Stato non è incompatibile con interventi specifici del legislatore regionale che si attengano alle proprie competenze” . E tale è la materia della tutela della Salute come da art.117 della Costituzione. In questo senso si potrebbe già incardinare la discussione coinvolgendo le Commissioni Regionali interessate. Nel frattempo - questa è la proposta dell'avvocato tarantino - indicare chiaramente nella Legge in discussione che “i valori limite di emissione degli elementi inquinanti vengono determinati esclusivamente per tutelare la salute dei cittadini”. Chi abbia la pazienza di leggere la relazione introduttiva della Legge Regionale disponibile sul sito del Consiglio Regionale capirà immediatamente la sensatezza della Legge in questione. Che si è mossa su un crinale delicato grazie anche alla perizia e alla determinazione del Presidente Vendola e dell’Assessore Michele Losappio. Il quale nel rispondere ad una interrogazione parlamentare ha indicato una linea netta, altamente condisivibile sull’ILVA di Taranto: “Sono state escluse di conseguenza le due ipotesi estreme: quella di ignorare la patologia sanitaria per preservare l’economia e quella di disimpegnarsi dall’industria e dal lavoro per risolvere radicalmente la contraddizione con la salute e l’ambiente". Rozzamente direi la necessità di tenere insieme salute e lavoro. Di non privilegiare l’uno a scapito dell’altra. Ora pensiamo a tutelare la salute dei cittadini e a dare una risposta a quei bambini che si appellarono prima al Presidente della Regione Puglia Vendola poi al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel contempo però chi lavora all’Ilva o con essa deve essere tranquillo, la linea del PD non è quella di demolire ma di aiutare i processi di modernizzazione della città. Una fabbrica che butta veleno non può essere un futuro accettato, abbiamo il diritto e la forza di cercarcene un altro migliore. Riva purtroppo aveva ragione ad irridere chi voleva dare alla città uno sviluppo diverso. Certo che non siamo “in grado di assumere 13.000 bagnini” o molti di più considerando l’indotto. Ma altre città sono uscite con successo dal ciclo dell’acciaio. Taranto deve fare lo stesso.
Ritorno con insistenza sul caso di ben 3 città spagnole, Bilbao, Valencia ed in particolare Avilès. La cittadina delle Asturie, passata attraverso un “portentoso processo di riconversione dal siderurgico” peraltro senza i privilegi fiscali di cui godono i Paesi Baschi. Stiamo lavorando ad una consistente raccolta di dati ufficiali per elaborare una proposta seria di riconversione. Uno scrigno di bellezze paesaggistiche e storiche come Taranto deve coltivare questo obiettivo. Se ce l’ha fatta la Spagna possiamo farcela anche noi.
Ora è il caso di tenere in seria considerazione gli avvisi di possibile incostituzionalità del disegno di Legge Regionale.
Le osservazioni svolte sulla stampa jonica dall’avvocato Nicola Russo, coordinatore del comitato referendario “Taranto Futura” esprimono con perizia giuridica il fatto che la competenza in tema di ambiente non è in capo alla Regione. Questo almeno secondo una recente sentenza della Corte Costituzionale, la n°104 del 18 Aprile 2008 la quale afferma che “le Regioni non possono reclamare un loro coinvolgimento nell’esercizio della potestà legislativa dello Stato in materia di tutela ambientale, trattandosi di competenza esclusiva”.
Ma abbiamo già nel titolo del Disegno di Legge la soluzione del problema. Stiamo parlando di un problema di salute pubblica. Se la Regione Puglia si è spinta a legiferare su questa materia è stato solo per gli effetti sulla salute dei cittadini, non già per comprimere il diritto di Riva o di qualsiasi altro a fare impresa. In questo senso si esprime la sentenza n°259 del 2004 sempre della Corte Costituzionale la quale espressamente dice “nel settore della tutela ambientale la competenza esclusiva dello Stato non è incompatibile con interventi specifici del legislatore regionale che si attengano alle proprie competenze” . E tale è la materia della tutela della Salute come da art.117 della Costituzione. In questo senso si potrebbe già incardinare la discussione coinvolgendo le Commissioni Regionali interessate. Nel frattempo - questa è la proposta dell'avvocato tarantino - indicare chiaramente nella Legge in discussione che “i valori limite di emissione degli elementi inquinanti vengono determinati esclusivamente per tutelare la salute dei cittadini”. Chi abbia la pazienza di leggere la relazione introduttiva della Legge Regionale disponibile sul sito del Consiglio Regionale capirà immediatamente la sensatezza della Legge in questione. Che si è mossa su un crinale delicato grazie anche alla perizia e alla determinazione del Presidente Vendola e dell’Assessore Michele Losappio. Il quale nel rispondere ad una interrogazione parlamentare ha indicato una linea netta, altamente condisivibile sull’ILVA di Taranto: “Sono state escluse di conseguenza le due ipotesi estreme: quella di ignorare la patologia sanitaria per preservare l’economia e quella di disimpegnarsi dall’industria e dal lavoro per risolvere radicalmente la contraddizione con la salute e l’ambiente". Rozzamente direi la necessità di tenere insieme salute e lavoro. Di non privilegiare l’uno a scapito dell’altra. Ora pensiamo a tutelare la salute dei cittadini e a dare una risposta a quei bambini che si appellarono prima al Presidente della Regione Puglia Vendola poi al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel contempo però chi lavora all’Ilva o con essa deve essere tranquillo, la linea del PD non è quella di demolire ma di aiutare i processi di modernizzazione della città. Una fabbrica che butta veleno non può essere un futuro accettato, abbiamo il diritto e la forza di cercarcene un altro migliore. Riva purtroppo aveva ragione ad irridere chi voleva dare alla città uno sviluppo diverso. Certo che non siamo “in grado di assumere 13.000 bagnini” o molti di più considerando l’indotto. Ma altre città sono uscite con successo dal ciclo dell’acciaio. Taranto deve fare lo stesso.
Ritorno con insistenza sul caso di ben 3 città spagnole, Bilbao, Valencia ed in particolare Avilès. La cittadina delle Asturie, passata attraverso un “portentoso processo di riconversione dal siderurgico” peraltro senza i privilegi fiscali di cui godono i Paesi Baschi. Stiamo lavorando ad una consistente raccolta di dati ufficiali per elaborare una proposta seria di riconversione. Uno scrigno di bellezze paesaggistiche e storiche come Taranto deve coltivare questo obiettivo. Se ce l’ha fatta la Spagna possiamo farcela anche noi.
Bari, 26 Novembre 2008 Il Consigliere Regionale del PD
Paolo Costantino
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