mercoledì 26 novembre 2008

DAL 118 DI LATERZA AL PIANO SANITARIO REGIONALE


LATERZA - ESTRATTO DA UN ARTICOLO DI MASSIMO D'ONOFRIO DEL CORRIERE DEL GIORNO, QUOTIDIANO DI TARANTO
...... In ogni caso, il Consigliere Regionale Paolo Costantino, stimolato dagli interrogativi e dai dubbi posti da Davide Bellini, Franco Bruno e dal dottor Mario Fanelli ha giocato fino in fondo la sua parte, raccontando di un modo nuovo di fare Sanità: quello del centrosinistra di Vendola. “Il nostro Piano della Salute – è la diagnosi di Costantino – arriva dopo due anni di confronto con addetti ai lavori, sindacati, cittadini e comuni ed è stato approvato con una legge regionale, non con una delibera di giunta in una notte di mezza estate”. Il metodo Fitto, cioè, è finito in soffitta. Con l’auspicio, pronunciato a chiare lettere da Franco Bruno, che con esso siano stati archiviati anche “gli scandali della Sanità degli anni passati, ripulendo gli armadi dell’Asl Ta/1 da cima a fondo dai problemi etici, morali e amministrativi e cancellando le inefficienze, i tempi lunghi per esami e ricoveri, la cattiva assistenza negli ospedali”. Ma il fatto nuovo, stando alle parole di Bellini, assomiglia tanto ad una rivoluzione culturale, prima che politica: “La politica non deve strumentalizzare la sanità, ma essere al suo servizio”. Ecco da dove ripartire per ridare dignità – per dirla con Bruno – “ai buoni ospedali e ai medici capaci che pure ci sono”. Con un occhio di riguardo per la “cenerentola sanitaria” che si chiama Laterza: “Che è e resta il baricentro del sistema Castellaneta-Laterza-Ginosa, ma è anche cerniera tra Puglia e Basilicata”. In primo piano, però, restano le disfunzioni. Il poliambulatorio di Ginosa “che non decolla”; l’ospedale di Castellaneta, devastato nell’immaginario collettivo (e purtroppo anche nella realtà) dalla tragedia degli otto morti dell’Utic del maggio 2007; ma anche gli strumenti e le tecnologia d’avanguardia che mancano (pet-tac, risonanza nucleare); l’assistenza domiciliare da potenziare. Oppure il totem del “posto fisso”, declinazione tutta laertina per il servizio 118 che doveva essere medicalizzato, poi non lo è stato, successivamente lo è diventato sulla carta e, a tutt’oggi, non riesce ad esserlo per “mancanza di medici idonei”. Fanelli non nasconde un moto di realismo: “Non alimentiamo altre illusioni – dice -. La verità è che se il 118 di Taranto funziona con 34, anzi 32 medici, su una pianta organica di 70, vuol dire che Laterza la postazione medicalizzata non l’avrà mai. Piuttosto bisogna cambiare il modo di immaginare il 118, non più fisso in una data postazione, ma dotato di auto mediche e di unità mobili”. Con un’avvertenza da addetto ai lavori: “Se i medici sono mal pagati e poco formati, per cui fuggono dal 118, allora è necessario pagarli e addestrarli meglio. E magari, noi medici di base, potremmo offrire un servizio di 12 ore per filtrare i codici bianchi, le urgenze che non sono emergenze. Altrimenti l’ambulanza del 118 rischia di trasformarsi in un trasporto malati più che un presidio salva-vita”. Suggerimenti che il Costantino medico prima che politico accoglie e rilancia: “La storia dei quattro medici a disposizione per il 118 laertino è una barzelletta: uno mi risulta incompatibile, visto che un medico di base non ha le caratteristiche adatte per il 118, gli altri non esistono; e se esistono perché non hanno partecipato al bando dell’Asl? In concreto, tuttavia, l’Asl sta già preparando due atti: un nuovo bando pubblico e il 3° corso di formazione regionale per medici del 118. Certo la volontà politica non basta se i medici non rispondono, né servono certe polemiche assurde…”. Il discorso, poi, si allarga. Ripartendo sempre da Laterza: “Che, assieme a Ginosa, nel nostro Piano avrà il potenziamento delle branche specialistiche”. E giungendo ad una visione d’insieme: “Il modello ospedalocentrico – insiste il consigliere regionale del Pd - non esiste più ed è sostituito dalla modernizzazione delle strutture, attuata attraverso gli ospedali intermedi, e dalla creazione di una medicina distrettuale che da noi non è mai esistita e ha una doppia funzione: decongestionare gli ospedali e avvicinare la Sanità all’utenza, anche perché certe branche specialistiche non ha più senso farle in ospedale. In tre anni la Sanità provinciale può cambiare volto e strutture, con tre nuovi ospedali (a Taranto, Martina e Manduria, ndr.), il potenziamento di Castellaneta (nuova Tac, la Medicina passerà da 30 a 40 posti, l’Utic riaprirà e la Rianimazione, già pronta, sarà attivata, ndr.) e la riapertura di Massafra. Ma anche i 120 posti per la residenza sanitaria assistita all’Osmairm di Laterza e a Marina di Ginosa, le case della salute di Lizzano e Palagianello, nonché l’hospice di Castellaneta”. Il tutto con una nuova filosofia, che non teme il rapporto pubblico-privato (vedi il futuro San Raffaele del Mediterraneo: ospedale con gestione pubblica al 51%, privata al 49) e non tralascia un impeto di efficientismo: “Per potenziare ciò che funziona – sintetizza Costantino - e chiudere ciò che non funziona”. A conferma che è ora di darsi da fare, la constatazione finale: “Quella tarantina è la sanità più arretrata di Puglia”. E peggio, davvero, non si può fare.
AUTORE Massimo D’Onofrio Corriere del Giorno Lunedì, 24 novembre 2008

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