Sulla Miroglio, come su altre emergenze occupazionali, siamo ben attenti. Pare ci siano dei segnali positivi intanto per cassa integrazione e mobilità. L’azienda, anche per le manifestazioni civili messe in campo dai dipendenti con l’appoggio dei sindacati starebbe per allungare un po’ i termini di chiusura dello stabilimento. Siamo inoltre speranzosi per quanto riguarda le trattative, anche se non mancano motivi di preoccupazione, la situazione è ben lungi dall’essere risolta e bisogna pazientare. Va ribadito che la Regione Puglia anche il supporto tecnico dell’Assessore al Lavoro e F.P. Marco Barbieri ha dato il massimo apporto possibile. Solo che manca il piano industriale e senza quello non c’è ipotesi di rioccupazione possibile per i 233 della Miroglio. Ai quali va tutta la nostra solidarietà, fattiva come dimostrano i tanti incontri svolti a Bari e a Roma. Bisogna rendersi conto però che la crisi è complessiva e purtroppo di sistema. Le manifestazioni fatte davanti ai negozi che espongono marchi del Gruppo Piemontese hanno avuto successo perché hanno mostrato anche all’uomo della strada, la contraddizione economica del nostro tempo. Prezzi alti e produzioni delocalizzate. Prezzi alti, marketing globale e stipendi minimi, quando non licenziamenti. Sono i risultati di politiche che ora penalizzano i dipendenti Miroglio. Prima di essi ci sono stati gli addetti all’agricoltura, poi i lavoratori della Natuzzi. Di fronte a queste crisi una forza politica di centrosinistra non può essere inerte. Deve fare qualcosa. La nostra risposta istituzionale è quella di offrire contributi regionali attraverso i Piani Operativi Regionali a chi rilancerà nelle nostre zone il processo produttivo e con esso quello occupazionale.
Oggi si vota quando si compra. Deve esserci un contenuto etico e locale nei nostri acquisti. Il nostro acquisto conta come un voto. Premiamo con quello una azienda e una zona. Il colmo di questi lavoratori è che hanno dato il massimo in questi dodici anni. Non vorremmo ora abbiano il minimo. Staremo attenti.
Oggi si vota quando si compra. Deve esserci un contenuto etico e locale nei nostri acquisti. Il nostro acquisto conta come un voto. Premiamo con quello una azienda e una zona. Il colmo di questi lavoratori è che hanno dato il massimo in questi dodici anni. Non vorremmo ora abbiano il minimo. Staremo attenti.
Bari lì, 22 Novembre 2008 Il Consigliere Regionale del PD
Paolo Costantino
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